Uno dei fattori più difficili da fossilizzarsi è la colorazione. In effetti, gli esempi di tracce di pigmento pervenute a noi attraverso i millenni sono scarsi e da attribuirsi a fattori di fossilizzazione eccezionali. Pensiamo ad esempio ai mammuth, Mammuthus primigenius Blumenbach, 1799, dai cui corpi congelati nella morsa del gelo siberiano sono stati ricavati peli più o meno castani, o anche al piccolo dinosauro del tardo Giurassico Anchiornis huxley Xu et. al, 2009, dai cui resti incredibilmente ben conservati è stato possibile capire che il piumaggio doveva essere grigio, nero e rosso. E' un peccato che questi eventi siano così rari, dato che la colorazione è un fattore fondamentale nelle relazioni interne ad una biocenosi: dal mimetismo alla segnalazione sessuale, buona parte del modo di vivere degli organismi è legato alla percezione del colore; pertanto, la perdita della colorazione nella maggior parte dei fossili è indice inevitabilmente di una grande quantità di informazioni in meno sul modus vivendi degli animali. Tuttavia, non sempre è così, e a volte rimangono tracce di pigmentazioni ben più antiche del Giurassico.
Trilobita con le chiazze
Una foto di alcuni degli esemplari chiazzati: la lunghezza della scala è di un centimetro, tranne nell'esemplare B in cui è di mezzo centimetro (da http://geology.gsapubs.org/content/41/5/607/F2.expansion.html)
Da un recente studio compiuto su 25 Eldredgeops rana (Green, 1832) (solitamente noto come Phacops rana) del Givetiano (medio Devoniano, circa tra 388 e 382 milioni di anni fa) di New York è stato possibile capire il disegno della livrea di questi Arthropoda quando erano in vita. Su questi fossili, molto ben conservati, sono presenti dei piccoli gruppi di chiazze, non corrispondenti a tubercoli o simili escrescenze. Usando lo studio della sezione sottile e del SEM (scanning electron microscope, microscopio elettronico a scansione) è stato possibile appurare che appartengono allo strato più esterno dell'esoscheletro, e non si trattano pertanto di difetti di fossilizzazione indipendenti dalla morfologia degli animali. Ulteriori prove di ciò sono le strutture lamellari ed i pori interni a queste zone, privi di difetti e ben visibili. Inoltre, molte di queste chiazze hanno un contorno netto, a meno che non siano parzialmente sovrapposte. Infine, l'analisi con metodi WSD (wavelength dispersive spectrometry, spettrometria della dispersione delle lunghezze d'onda) e EDX (energy dispersive X-ray, dispersione dell'energia dei raggi-X) hanno indicato che la composizione delle chiazze è pressoché identica a quella del resto del fossile, essendo formate prevalentemente da calcite povera di magnesio. Quindi, le macchie non indicano degli accumuli locali di determinati minerali, conseguenza di difetti di fossilizzazione, bensì erano già presenti nell'organismo ancora in vita; ed il fatto che si trovino nella zona più esterna dell'esoscheletro e siano parte di esso (e che, quindi, non possano essere stati causati da eventuali organismi epibionti, né tantomeno siano luoghi d'inserzione di eventuali muscoli, dato che sono troppo superficiali) è compatibile col fatto che si trattino dei resti della colorazione. In effetti, questi segni potrebbero essere stati evidenziati dai processi diagenetici, tuttavia non è insensato ritenere alla luce di quanto detto prima che Eldredgeops avesse una livrea maculata e che questa possa essersi fossilizzata dato che, per esempio, altri Arthropoda come i Crustacea (nonostante abbiano una struttura dell'esoscheletro diversa rispetto a Trilobita) hanno una pigmentazione associata a componenti calcificate.
Resti famosi, colorazioni rare
Chiaramente, questa scoperta non indica quali siano stati i reali colori di questi Phacopida quando erano in vita, né tantomeno se fossero l'unica pigmentazione presente. Tuttavia, è interessante notare come anche un Trilobita molto noto e studiato (il mercato, soprattutto di falsi, dei resti di questo animale provenienti dal Marocco è ben sviluppato) continui a riservarci sorprese. Allo stesso tempo, questa scoperta non ci permette di dire a cosa servissero le maculature (una colorazione aposematica? O un disegno mimetico? O magari un pattern utile per il riconoscimento del partner, dato che in questi organismi gli occhi composti erano molto ben sviluppati?), però è notevole come anche un animale apparentemente "banale" e ben conosciuto possa continuare a riservare delle sorprese.
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
McRoberts et. al., "Original spotted patterns on Middle Devonian phacopid trilobites from western and central New York ", Geology, vol. 45, no. 5, 2013
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