Uno delle questioni più problematiche ed annose riguardo allo studio della filogenesi e dell'evoluzione degli Arthropoda (e non solo) è quella inerente le estinzioni di vari taxa. Molti gruppi di Arthropoda sono vissuti, hanno prosperato e si sono estinti in tempi remoti, me è certamente ben difficile rintracciare le cause della loro estinzione. Certamente, nel caso di estinzioni di massa si può addurre a queste la fine di determinati gruppi (anche se, spesso, è difficile trovare una causa univoca relativa all'estinzione stessa); ma cosa accade se un gruppo, prima di estinguersi, si riduce in complessità (come numero di famiglie o sottordini)? Quali sono le reali motivazioni? Non sono pochi i gruppi a cui è avvenuto questo, e spesso si possono solo fare parallelismi ed ipotesi; tuttavia, gli eventi di due grandi gruppi di Arthropoda, ben documentati e che perdurarono per molto tempo, colpiscono particolarmente l'immaginazione: sto parlando dei Chelicerata merostomati appartenenti al gruppo degli Eurypterida (i cosiddetti "scorpioni di mare") e dei Trilobita. Oggi, desidero concentrarmi solo sul primo gruppo.
Dall'Ordoviciano con furore
Gli Eurypterida sono uno dei due grandi gruppi dei Chelicerata (che comprende ragni e scorpioni attuali) appartenenti alla classe Merostomata: l'altro sono gli Xiphosura, cioè i limuli ancora oggi viventi. Gli Eurypterida condividono in linea di massima le seguenti caratteristiche: prosoma (la "testa") trapezoidale con sei paia appendici (di cui l'ultima spesso allargata a formare una pagaia), un pre-addome piatto piatto composto da sette segmenti ed un post-addome di cinque segmenti, che finisce in un telson (il "pungiglione"). Attorno alla bocca è presente una piastra a forma di U (l'endostoma).
Una visione dorso-ventrale di Baltoeurypterus tetragonophtalmus (Fischer, 1839) (da Clarkson , vedi bibliografia)
Questo gruppo di animali ha incluso forme estremamente diverse fra loro, vissuti praticamente in ogni ambiente, dato molte specie erano dulciacquicole e eurialine, ed è plausibile che certe specie avessero anche un regime anfibio. Ne sono esistiti di ogni forma e dimensioni: da pochi centimetri di lunghezza sino ai 2,5 metri di Jaekelopterus rhenaniae (Jaekel, 1914), l'Arthropoda più grande sinora scoperto. Si trattava per lo più di predatori, che plausibilmente usavano i potenti cheliceri o, in certi casi, il telson appuntito per predare animali più piccole, come i primitivi Vertrebrata che vivevano in quel tempo. Tuttavia, questo non bastò per preservarli dalla progressiva rarefazione e dalla scomparsa, avvenuta durante la grande estinzione di massa del Permiano-Triassico 250 milioni di anni fa.
Come muore un euripteride?
Come si può osservare dal grafico sottostante, i grandi eventi di estinzione degli Eurypterida coincidono sia con l'estinzione del Permiano-Triassico, sia con l'estinzione di massa del tardo Devoniano, probabilmente causata da un'era glaciale che persistette nella parte terminale di questo periodo. Un altro evento di estinzione di diversi gruppi coincide con il limite Siluriano-Devoniano, in cui avvenne un'altro grande fenomeno di estinzione.Tuttavia, balza subito all'occhio anche la paurosa rarefazione dei gruppi e le estinzioni avvenute non tanto in questi eventi, come ci potremmo aspettare, bensì la scomparsa di diverse famiglie tra questi eventi. La cosa risulta curiosa dato che, se si guarda bene, molte famiglie in realtà passarono indenni diversi fenomeni più devastanti (come l'estinzione di massa del limite Ordoviciano-Siluriano). Se a tutt'oggi è difficile formulare una soluzione univoca di questi fenomeni, è certo però che la grande rarefazione del Devoniano coincide con un altro fenomeno: l'affermarsi dei vertebrati con mascelle.
(da http://www.geol.umd.edu/~tholtz/G331/lectures/331arthr.html)
A ben vedere, infatti, contemporaneamente alla riduzione di taxa nel Devoniano si assiste ad un aumento del numero di taxa degli Gnathostomata, ed in particolare all'affermarsi dei "Placodermi" (in realtà da considerarsi un gruppo polifiletico), che si estinsero anch'essi nell'evento del tardo Devoniano.
Cranio del placoderma Dunkleosteus (da http://vmnhpaleontology.wordpress.com/2008/10/15/svp-day-1/)
Questi Vertebrata, infatti, presentano delle potenti mascelle e alle piastre gnatali, delle strutture ossee simili a denti, spesso molto ben sviluppate. Se si considera poi che certe specie, come Dunkleosteus terrelli (Newberry, 1873), raggiungevano gli 8 metri di lunghezza non è improbabile ritenere che potessero predare anche i grandi Eurypterida. Quanto questi fenomeni siano poi stati, all'atto pratico, incidenti sull'estinzione dei grandi Chelicerata è difficile da stabilirsi; tuttavia, il coincidere dell'affermarsi dei "Placodermi" con la rarefazione dei grandi "scorpioni di mare" (che poi non erano né scorpioni né, spesso, di mare) è quantomeno sospetto.
Bibliografia:
E. N. K Clarkson, "Invertebrate Paleontology and Evolution", Blackwell Publishing 1998
Braddy, Poschmann e Tetile, "Giant claw reveals the largest ever arthropod", Biol. Lett. 2008 4
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